Day : 10 Settembre, 2017

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Minestrina di zucchina.


La sera a cena,  a volte ho più voglia di coccole e relax che di cibo. E una buona minestra tiepida, leggera, povera ed essenziale come questa, é perfetta. 

Ed é facilissima da fare:

Ingredienti per due persone:

2 zucchine

6 bucchieri d’acqua

2 gr di sale

1 cucchiaio di olio evo

E del pane da inzuppare!
Basta tagliare a strisce le zucchine e poi tagliare ancora le strisce in tanti piccoli quadretti, metterle in una pentola con 5/6 bicchieri d’acqua, un cucchiaio d’olio buono e mezzo cucchiaino di sale. Portare a ebollizione e cuocere così per 30/40 minuti, a fuoco basso col coperchio sulla pentola per tutta la cottura. Se vi piace che sia più cremosa potete inserire anche una patata a pezzi molto piccoli e cuocerà insieme alle zucchine. 

É fondamentale avere del pane da inzupparci su, come in foto. Pane raffermo, integrale o tostato, fate voi. Io ci ho messo del pane integrale di due giorni fa. Prima di affondare il cucchiaio, aggiungo un filo d’olio ed é il top .

Il pane in foto é fatto in casa col lievito madre, ovviamente.😉😃

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Paesitudine is a state of mind.

La paesitudine é uno stato mentale, un sentimento e una poesia insieme.

Se non hai mai vissuto in un paese , forse neanche immagini cosa possa essere..un paese piccolo intendo, non certo un paese che fa di tutto per riempirsi di modernità importate a forza, che sovente, rinnega e spreca la propria poesia.

Non si riesce a spiegare a parole, si può solo sentire, e poi ricordare, e infine , sentirne la mancanza.

Si, sentire la mancanza di quei profumi di caminetto, di legna comprata ad agosto e accatastata in cortile per l’inverno, di semola da impastare, di zucchine fritte che esce dalle case e di  rugiada al mattino, perché sui muri di pietra la rugiada ha un profumo bellissimo. Ah, anche  la pioggia ha un altro profumo in paese.

E di suoni di zoccoli di cavalli  che riecheggiano per strada, di campane e di conversazioni in dialetto.

Abitare in un piccolo paese, uno di quelli che abbiamo noi qua nell’isola, e sentirsene parte é alla base della più genuina e salutare forma di comunità attiva e rassicurante .

Dovrebbe essere una materia di studio esperienziale da insegnare, da condividere a scuola, perché è parte integrante della nostra storia evolutiva, della nostra cultura di popolo. Dovrebbe essere buona abitudine trascorrerci almeno un mese all’anno. Una terapia efficace contro la diaspora dei valori identitari e della semplicità dell’essere.

Il fattore tempo e il fattore spazio, hanno connotazioni diverse. Il concetto di stress, di non-trovo-parcheggio, non pervenuti.

Il cibo ha dei gusti inimitabili.

E gli occhi della gente tutti da fotografare.